martes, 21 de junio de 2011

La Resistenza accusa ancora...

La Necessità ancora oggi di parteggiare
 
Alcune puntualizzazioni
 
 
La Resistenza Partigiana è stato un momento di forte riscossa del popolo italiano, massacrato per vent’anni da un regime reazionario, razzista ed antipopolare. Gli Italiani, mai come in quel momento, furono uniti. Dopo la resa indondizionata dell’Italia (nell’8 settembre non si può ravvedere nessun armistizio da parte del Regno d’Italia) si costituì un ampio fronte di soggettività differenti che non aveva come obiettivo solamente la lotta al fascismo, ma anche quello di porre le basi per un nuovo ordine costituzionale, fatto di diritti, doveri e libertà e che fosse il giusto accordo fra le diverse culture critiche.
 
I comunisti ebbero un peso fondamentale all’interno del Comitato di Liberazione Nazionale e non solo (ricordiamo ad esempio i Gap, costituiti su iniziativa del Partito Comunista), forti del fatto che molti partigiani si erano formati nella guerra civile spagnola ed avevano appreso i principi di quella scienza militare particolare (basti pensare alle figure di Luigi Longo e del Comandante Giovanni Pesce “Visone” o di Pajetta) e dell’azione politica continua che il Partito Comunista sezione della Terza Internazionale, benchè ridotto ad uno stato di clandestinità, aveva posto in essere per tutto il corso del ventennio (fino al 1943 quando l’organizzazione comunista assunse il nome di PCI).
 
Non solo, ma con la vittoria di Stalingrado del 2 febbraio del 1943 le speranza della classe operaia di tutta Europa aumentarono e la possibilità di battere il nemico nazi-fascista cominciava a diventare reale anche in Italia. Gli effetti si sentirono presto nel nostro Paese dove, il primo scacco al potere fascista, fu dato con gli scioperi di Roma e Torino del marzo del 1943, antesignani del declino del potere fascista e del “nuovo ordine” poi posto con la resistenza. Scioperi che sancirono l’unione tra la classe operaia ed i partigiani. Questo dato storico deve essere posto in rilievo perché sarà quello che condurrà alla fine del fascismo. Se è vero che il partito Comunista ebbe un ruolo di primaria ed incofutabile importanza nella Resistenza, è anche vero che il concetto di lotta partigiana deve essere colto nella sua unitarietà.
 
Comunisti,Socialisti, popolari, liberali, azionisti,democristiani, uomini liberi decisero di fare una scelta di parte e di ribellarsi all’oppressore fascista. La Resistenza Italiana non fu una guerra civile, come molti vorrebbero attualmente per equiparare sul piano morale e politico quanti asservirono il governo fascista ed i partigiani, quanto piuttosto una civile guerra, come ricordava il Partigiano Nunzio di Francesco nell’ultimo incontro organizzato dal Circolo Gramsci Riposto. La differenza è netta.
 
Da una parte uomini di parte, partigiani che dopo l’8 settembre del 1943 in massa (anche se non vanno ignorati gli episodi diffusi di resistenza individuale ed organizzata precedenti, come ad esempio gli Arditi del Popolo di Secondari) avevano fatto una scelta, dall’altra parte soggetti privi di dignità che continuarono a far cadere l’Italia nella vergogna piu totale. I Partigiani riscattarono la dignità perduta dell’Italia. Bisogna cercare, in fin dei conti, di non cadere nel revisionismo piu becero, oramai imperante sia a destra che nei partiti di pseudo-sinistra. I morti non sono tutti uguali, un massacratore non può essere uguale, nel giudizio storico, ad un partigiano, rimarrà nella memoria un massacratore (ad ognuno di questi criminali andrebbe dedicato il monumento che Calamandrei dedicò a Kesselring..) senza giustificazionismo alcuno.
 
Eppure le campagne di revisionismo abbondano e non solo dal punto di vista strettamente politico, quanto anche da quello squisitamente comunicativo e non sempre provengono da destra. Sarà un errore, ma nel film la vita è bella di Benigni il campo di Auschwitz viene liberato dal carro armato americano, anziché dall’Armata Rossa. Sarà un altro errore ma la fiction “Pane e Libertà”sul sindacalista comunista Giuseppe di Vittorio, piena di stupidaggini e povera di politica, mette in evidenza il ruolo primario delle forze statunitensi in Italia ed In Europa, trascurando totalmente l’organizzazione della Resistenza Partigiana e quello del’Armata Rossa (sulla questione sul sito www.circologramsciriposto.it , alla voce cultura, c’è un articolo di Giuseppe Amata sulla vicenda). L’unico campo di concentramento che liberarono gli Usa fu quello di Dachau, ma si sa come procede il falsificazionismo. Questi sono solo due esempi, ma si potrebbe continuare all’infinito.
 
Altro cinico strumento per la strumentalizzazione della Resistenza Partigiana è stato quello delle Foibe, che sono state una reazione ai crimini fascisti, perpetrati nei confronti delle popolazioni slave, più di giustizia sommaria da parte di alcuni partigiani jugoslavi, che non violenza programmata dall´alto del vertice di Tito. Le foibe, evento sicuramente tragico (come tanti durante la barbarie fascista) e di dimensioni assolutamente piu limitate di quelle descritte da alcuni fascisti , vanno inquadrate nel loro contesto storico e non strumentalizzate cinicamente per arrivare sempre a quell’equiparazione revisionista vergognosa tra partigiani e massacratori. D’altronde le parole dello stesso Mussolini non lasciano dubbi e devono essere inquadrate nella campagna di “italianizzazione fascista “:«Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani». Nel segno del revisionismo gli ex fascisti di Alleanza Nazionale hanno ottenuto che il 10 maggio fosse il giorno della memoria delle Foibe.
 
È evidente l’uso politico della storia, volto a rimuovere la memoria per plasmare meglio la realtà odierna. Altri esempi si hanno nei libri, ad iniziare da quelli vergognosi scritti dal cialtrone Giampaolo Pansa, volti a ridisegnare un nuova resistenza ed esaltare il ruolo primario da parte dell’Amministrazione Alleate delcassando, allo stesso tempo, il fenomeno resistenziale quale fatto “spontaneo” e per nulla organizzato (a dire il vero questo fu un motivo usato dagli stessi Alleati che, in un primo tempo, non vollero minimamete che i partigiani si armassero. Evidenti erano le divergenze sul futuro. Da una parte i partigiani che volevano dare un ordine all’Italia, dall’altra gli Alleati che volevano renderla uno Stato fantoccio come poi è avvenuto).
 
Gli esempi di revisionismo storico non si contano piu. Ma i piu pericolosi colpiscono direttamente il frutto della lotta partigiana, vale a dire la Costituzione della Repubblica Italiana, violata spudoratamente in ogni suo articolo. L’ultima trovata, ma solo in ordine cronologico, è stata quella di un deputato del Pdl che propone di riscrivere l’art 1 della Costituzione, ma non per a affermare la centralità del Parlamento, quale rappresenta del popolo italiano, quanto per evitare i contrappesi previsti nella nostra Carta e che sono quelli della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica. Ma non c’è bisogno nemmeno di scomodare l’ultimo arrivato del Pdl per dare la prova delle ripetute violazioni che ha subito la Costituzione. Già dall’art 1 “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” (alcuni del partito comunista voleva sostituirla con “dei lavoratori”) viene violato quotidianamente. Quasi 4 morti al giorno (a cui bisogna aggiungere quelli in nero), il lavoro ridotto a merce, il lavoro che manca e quando c’è è un co.co.pro o un lavoro intermittente, comunque un lavoro precario.
 
Le politiche di deregolamentazione del lavoro, il cui punto piu alto si raggiunse con lo Statuto dei Lavoratori (legge 300 del 1970) sono iniziate con il Paccetto TREU (quindi da parte degli allora DS) e continuate vergognosamente con la Legge Biagi. Dalla metà degli anni 70 il lavoro viene colpito ed i lavoratori non hanno piu garanzie e certezze per il futuro. Ai giorni nostri si arriva a vedere un Marchionne che guadagna quanto 450 operai e priva gli stessi di ogni garanzia e diritto per delocalizzare all’estero. E meno male che all’art 41 la Cost recita che “l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi contro l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”, o che l’art 36 recita testualmente “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.”
 
Dubito che i padri costituenti avessero in mente il progetto di società dei Marchionne quando scrissero l’art 1 della Costituzione. Viene tanto decantata la libertà (parola usata in modo assolutamente sterile e privo di significato) dai partiti di oggi e non solo dal Pdl, ma anche dal Fli e dal partito di Vendola “Sinistra e Libertà”. Ma che significato può rivestire la libertà se non la si associa all’uguaglianza? Nessuno! Ed i costituenti non a caso, nell’art 3, posero il principio dell’uguaglianza formale e di quella sostanziale. I partiti attuali, partiti di plastica e perfettamente inseriti nella involuzione culturale berlusconiana, vanno avanti per parole vuote e prive di singnificato (la discrasia con il piano del significante è evidente). I padri costitueni immaginavano, avendo visto gli orrori della guerra, un’Italia che ripudiasse la guerra (e non c’è parola piu netta di quella del “RIPUDIO”), invece sappiamo come sono andate le cose. L’Italia ripudia la pace e si impegna a parità con le altre nazioni a sviluppare il terrore nel mondo. Ecco come hanno riscritto il nuovo articolo 11 della Costituzione i signori della guerra dei La Russa, dei D’Alema & CO. Dal Kosovo all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia ed anche qua gli esempi si sprecano. I processi di destrutturazione della Costituzione sono molteplici e colpiscono la sanità sempre piu privata (da ospedali ad aziende ospedaliere), l’istruzione pubblica ridotta ai minimi termini e senza fondi(che vengono elargiti in misura abbondante alle scuole confessionali, veri e propri diplomifici che sotto il profilo culturale sono pari a zero), l’ordinamento giudiziario viene attaccato per via delle vicende giudiziarie di Berlusconi &Co, la forma di governo dello Stato Italiano, colpita dalle voluttà presidenziali del Primo ministro ed anche la forma dello Stato, impostato su base regionale ed oggetto di una deriva federalista pericolosissima.
 
La Campagna di distruzione della Costituzione è in atto da tempo e si accompagna ad un processo di falsificazione delle vicende storiche in cui la Carta deve collocarsi. I padri Costituenti erano ben consapevoli delle derive autoritarie in cui l’Italia poteva ricadere e posero un ordine di equilibrio tra i diversi poteri della Repubblica. La Resistenza Partigiana volle dare all’Italia la libertà ed i diritti, restituendole la dignità perduta. I suoi oppositori continuarono nel trasformismo, cercando anno dopo anno di affossare o confondere o deviare le ragioni dei partigiani. La Resistenza accusa ancora oggi tutti coloro che stanno facendo tornare l’Italia indietro di anni, che hanno disgregato il tessuto sociale, che cercano di sbarazzarsi velocemente della memoria per arrivare ad una sorta di condivisione del nulla.
 
Ancora oggi bisogna essere di parte. Ancora oggi bisogna parteggiare. Occorre battersi per la difesa (e l’attuazione) della Costituzione contro chi la sta demolendo. Ripartiamo dalla pratica politica contro le deriva di un sistema capitalistico putrido e sempre piu in crisi. Uomini come Nunzio di Francesco hanno fatto grande l’italia. Adesso tocca a noi non farla sprofondare nel baratro in cui sta pericolosamente scivolando.
di Andrea Pavone (Circolo Gramsci Riposto)
www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 25-04-11 - n. 361
da www.circologramsciriposto.it

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