jueves, 18 de agosto de 2011

Cancellare il 25 aprile? L'Aned: "No, non ci stiamo"


Lettera aperta a Carlo Smuraglia: abolire il 25 aprile, un attacco all'identità del Paese

Si allarga la protesta per la proposta di cancellare la festa della liberazione (25 aprile), quella conseguente del 2 giugno (festa della Repubblica), passando dall'abolizione del 1°maggio (festa dei lavoratori).
L'Aned, l'Associazione nazionale ex deportati attraverso con un  articolo del vicepresidente, Dario venegoni, ha sottolineato la sua totale contrarietà (http://www.deportati.it/news/25aprile.html).
Qui di seguito pubblichiamo inoltre il testo della lettera aperta che Andrea De Maria, già sindaco di Marzabotto, attuale responsabile nazionale PD Nuove forme di organizzazione e comunicazione politica, ha mandato a Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi.
"Carissimo Presidente,
voglio comunicarti il mio più convinto sostegno alla posizione assunta dal Comitato nazionale dell’Anpi, a seguito dell’intenzione del Governo di mettere in discussione le festività previste nei giorni del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno. Come giustamente sottolineate si tratterebbe di un provvedimento di scarsissima efficacia sul piano economico, ma molto grave su quello dell’identità del Paese. Resistenza, lavoro ed equità sociale, Costituzione e Repubblica non sono vuote parole, ma le basi su cui la nostra Italia democratica trova le ragioni della sua coesione e, a maggior ragione in un momento così difficile, valori fondamentali di riferimento per tutti gli italiani. Sminuirne il significato sarebbe davvero grave e inaccettabile.
Chi ti scrive oggi ricopre una responsabilità nel Partito Democratico, ma è stato molti anni Sindaco di Marzabotto. Non posso non sottolineare il sacrificio di sangue che è stato pagato perché in Italia si tornasse a festeggiare il 1° maggio e per poter vivere quelle due giornate di libertà, il 25 aprile e il 2 giugno, dopo gli anni terribili della dittatura e della guerra. Non è un caso quindi che l’Anpi sia così autorevolmente intervenuto e auspico che tanti, come sta positivamente accadendo, si uniscano a questa battaglia.”
Ecco infine l'articolo di Dario Venegoni visitabile presso il sito dell'Associazione ex deportati (http://www.deportati.it/news/25aprile.html). Il commento è stato pubblicato sabato 13 agosto 2011 sulla pagina ANED di Facebook.
"Quando la casa brucia non si può andare tanto per il sottile. Se bisogna vendere i gioielli di famiglia, si vendono. E certamente non spetta a una associazione come quella degli ex deportati nei campi nazisti di valutare nel merito, misura per misura, le proposte del governo in materia economica.
Tra queste proposte ce n’è una che ci tocca però molto da vicino: quella di accorpare alla domenica più vicina tutte le festività civili del calendario. Si parla del 25 aprile, del 1° maggio, del 2 giugno, tre date che il governo di centrodestra ha dimostrato a più riprese di non digerire.
Ricordiamo tutti quando il ministro della Difesa La Russa dichiarò che lui il 25 aprile lo festeggia andando a porre un fiore sulle tombe dei “suoi” caduti, quelli della Repubblica sociale italiana. E che il presidente del Consiglio ha sempre disertato – tranne una volta, in Abruzzo, in piena campagna elettorale – le celebrazioni del 25 aprile, bollandole come “di parte”. Per non dire dello sciagurato voto con il quale in commissione, alla Camera, la maggioranza ha dato parere favorevole all’ennesimo tentativo di equiparare i militi repubblichini, alleati di Hitler, ai partigiani che hanno contribuito a ridare la libertà al nostro Paese.
Un governo che non ha mai riconosciuto il valore fondante della data del 25 aprile per la riconquistata democrazia oggi approfitta della crisi finanziaria – da esso stesso clamorosamente sottovalutata – per cercare di cancellare questa data dal calendario civile. Quello stesso esecutivo, all’interno del quale un importante ministro fece sapere che lui col Tricolore ci si “pulisce il culo” tenta di cancellare la festa della Repubblica, evidente ostacolo alla grossolana propaganda secessionistica della Lega.
Noi non ci stiamo. L’esempio europeo, incautamente evocato dal governo a giustificazione di questa sua proposta, dimostra semmai il contrario: per ogni francese la festa del 14 luglio è fondamento dell’idea stessa di unità nazionale. Ragionando per assurdo, potremmo prendere per buono il riferimento all’Europa fatto da Berlusconi: quando il 14 luglio cesserà di essere festa nazionale in Francia potremo discutere di accorpare alla domenica anche il 25 aprile. Fino ad allora… che non ci provino nemmeno!"
L'appello dell'ANPI su:

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